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Regione Lazio: No al gioco d’azzardo, presentazione ricerca “Giochi di Stato” dell’Istituto San Pio V (29 novembre 2015)

Di 29 Novembre 2015PD Lazio

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Il denaro sperperato nell’azzardo cresciuto dal 2000 del 530%: l’equivalente di 70 milioni di giornate lavorative perse. Lo studio curato da Benedetto Coccia

  • di Vanessa Ricciardi

Nel gioco d’azzardo le uniche a vincere sono le lobby, ma pochi hanno il coraggio di parlarne e sul silenzio vince la pubblicità.
Nel 2012 slot machine, gratta e vinci e giochi online sono costati agli italiani 88 miliardi, la cifra più alta a livello europeo e la terza nel mondo.
Il triste primato finanzia le casse dello Stato per soli 8 miliardi, e ne costa 4 di spesa sanitaria per frenare le ludopatie.
A fare luce sulla questione il volume “Giochi di Stato. Il gioco d’azzardo da vizio privato a virtù nazionale”, scritto da Carlo Cefaloni, coordinatore del movimento Slot Mob, Maurizio Fiasco, sociologo recentemente nominato Ufficiale dell’Ordine al Merito dal presidente della Repubblica, e Donato Verrastro, ricercatore di storia contemporanea all’università di Salerno.
Lo studio, condotto su iniziativa dell’Istituto di Studi Politici San Pio V e curato da Benedetto Coccia, primo ricercatore dell’Istituto, è stato presentato giovedì 26 novembre 2015 alla Regione; oltre agli autori Fiasco e Cefaloni, hanno discusso il tema il direttore di Avvenire Marco Tarquinio, il direttore della Caritas diocesana di Roma Enrico Feroci e la sociologa del Censis Elisa Manna.

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(Rita Visini)

Rita Visini: la Regione Lazio si sta muovendo

L’assessore alle politiche sociali Rita Visini, (fb) curatrice della presentazione dello studio, che ha dato il benvenuto, ha fatto sapere che è stato attivato un numero verde per aiutare le vittime del gioco e presto verrà attuata una campagna informativa.
Il testo dell’Istituto di studi politici verrà utilizzato per la formazione: «Non bisogna mai abbassare la guardia contro le lobby» ha aggiunto Visini.
Il denaro sperperato al gioco, riporta il libro, è cresciuto dal 2000 del 530%: «Stiamo parlando dell’equivalente di 70 milioni di giornate lavorative perse – ha commentato Fiasco -. Il gioco d’azzardo non drena solo denaro ma anche tempo di vita».
E colpisce le fasce più povere «come se fosse una tassa regressiva», ma sotto nomi più allettanti: «Solo nel codice penale viene citato come “gioco d’azzardo” mentre più spesso si parla di “gioco a distanza” o “skill game”, gioco d’abilità, un vero e proprio oscuramento della realtà», per il direttore di Avvenire una vera e propria «impostura».
La pubblicità parla di sogni e vincite, la crisi spinge a crederci: «Nei nostri centri d’ascolto tocchiamo con mano questa realtà – ha raccontato monsignor Feroci -. Una volta è venuto un padre di famiglia con moglie e due bambine: era riuscito a indebitarsi per oltre 800mila euro in quattro anni».

Il fenomeno dovrebbe destare più attenzione

Oltre a iniziative di sensibilizzazione come quella di Slot Mob, di cui si interessa Cefaloni, la redazione di Avvenire da diverso tempo si è fatta promotrice di una campagna di informazione sui problemi del gioco, ma, come hanno notato i relatori, la forza delle lobby dell’azzardo spesso ha la meglio.
«Ho fiducia che le iniziative locali possano fare la differenza – ha aggiunto Manna -. Dobbiamo unire le forze per fare sì che la pubblicità del gioco d’azzardo venga vietata».
Una battaglia che si preannuncia difficile: «Parlando da uomo della comunicazione – ha spiegato Tarquinio -, la pubblicità è la cavezza che tiene alla stanga il sistema informativo, per cui noi siamo soli tra i grandi quotidiani».

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Video

  • Tratto dal TG3 Regione Lazio del 29 novembre 2015, ore 14