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Convegno: “La Prossima Roma” – Intervento di Lorenza Bonaccorsi, presidente PD Lazio – audio (1° dicembre 2015)

Di 1 Dicembre 2015News

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Il 28 novembre 2015 Lorenza Bonaccorsi, presidente PD Lazio e responsabile Cultura per il Partito Democratico, è intervenuta al convegno “La prossima Roma” 

“Il commissariamento del PD Roma è doloroso, è difficile ma è necessario e vuole riportare il partito alla politica facendo quel salto culturale che si è fatto a livello nazionale.
Telemaco è il giusto erede ma deve farlo da solo e a noi tutti tocca questo compito: traghettare verso la Roma prossima.”

Buongiorno a tutti,
“ … da cinque giorni la città era in ginocchio immobilizzata da uno sciopero selvaggio dei trasporti, sommersa dal blocco totale dei rifiuti”
Così comincia “La notte di Roma”  il sequel di “Suburra”  di Carlo Bonini a De Cataldo.
Così con questi toni viene raccontata la nostra città in tutti e due libri, uno, “Suburra”, scritto nel 2013 – notate bene la data: 2013 – che ci racconta e anticipa l’inchiesta di mafia capitale in tutti i suoi aspetti, i suoi personaggi proprio delineati.
Il secondo, “La notte di Roma”, che travolge tutto e tutti; travolge tutti i personaggi di questa storia non si salva nessuno.
Ormai si confonde la realtà con le pagine del libro, tra realtà e immaginazione.
Leggi le pagine nei due libri che descrivono la speculazione del water-front di Ostia da parte del “Samurai” uno dei principali protagonisti e poi le leggi sulle cronache dei quotidiani, li troviamo anche oggi, su tutti tutte le cronache della nostra città.
In questo gioco di sequenze alternate, di finzione sì se di finzione se vogliamo tra realtà parallele, ecco io direi che forse è il caso di interrompere questo processo, di fare stop al film e anche alla realtà.
Dirò alcune cose molto in breve, ci sono molte persone molto più esperte di me e che hanno una grande esperienza molto più ampia di me rispetto alla città.
E voglio ringraziare davvero Francesco Rutelli per aver organizzato tutto questo e lo dico soltanto con un’affermazione perché ci voleva, ci voleva!
Oggi che a livello nazionale si è compiuto il necessario e atteso passaggio generazionale …
Quel cambiamento che il nostro Paese aspettava, di cui aveva bisogno da tempo e anche il PD ne aveva bisogno …
Ormai la stragrande maggioranza dei commentatori – anche quelli più critici, quelli che continuano a pensare che le cose non vanno bene, che le cose andrebbero fatte diversamente, che c’è sempre “altro”, il “benaltrismo” – ormai stanno prendendo atto che il cambiamento che il Governo Renzi ha proposto e imposto alla politica italiana va oltre la carta d’identità.
Perché le riforme stanno cambiando l’Italia, stanno cambiando il Paese.
Il cambiamento avviene perché la politica che ha deciso dove andare e in che direzione andare.
Ecco questo è il grande tema della nostra città.
Qui la politica si è persa, si è bloccata, ha bloccato la città in una spirale infernale.
Gli anni delle giunte Rutelli e Veltroni hanno rappresentato un modello, un modello vero: c’era la politica, aveva un’idea di città, di comunità e c’era una grande consapevolezza di tutto questo.
In questi giorni, in queste settimane, ho sentito tanti commenti soprattutto da sinistra – lo dico – che dicono che molti dei mali di oggi risalgono a quegli anni: è una miopia, una grandissima miopia e un autolesionismo enorme.
Ma è vero che Roma ha delle contraddizioni storiche: è popolata, e lo diceva bene prima il professore Verita, è popolata in prevalenza dal ceto medio impiegatizio, da professionisti, da commercianti ma non è una grande capitale borghese.
È il terzo centro industriale del Paese ma non è una metropoli industriale.
È ricca di imprese di servizi ma non è un polo del terziario, non è aristocratica né operaia, non è né clericale né laica ma è tutte queste cose assieme.
Roma è dominata da sempre da piccole grandi lobby, nel pubblico e nel privato, il cui obiettivo è quello di impedire ogni minimo cambiamento ma l’Italia è fatta lo stesso modo! Solo che a livello nazionale abbiamo imposto il passo del maratoneta di cui parlavo prima: le riforme!
Qui no! Siamo fermi e la colpa è della politica!
Ritorno a Marino solo un attimo, perché non amo fare polemica: la mia posizione è stata chiara per tutti questi lunghi mesi dell’Amministrazione Marino.
Quando Marino si candidò alle primarie del Partito Democratico – alle stesse dove con corsero anche Gentiloni, Sassoli, Patrizia Prestipino – era sostenuto dall’allora blocco dominante del Partito Democratico.
Quel blocco lo riteneva vincente perché era vicino a quel sentimento diffuso di antipolitica che in quegli anni, in quei momenti, si temeva molto ma come ha dimostrato Matteo Renzi l’antipolitica l’abbatti con il buongoverno, con la buona amministrazione, non con le brutte copie.
E ci troviamo così oggi con un commissario in Campidoglio.
Oggi il Partito Democratico sta reagendo con un altro commissario: il commissariamento del partito è doloroso, è difficile ma è necessario e vuole riportare il partito alla politica facendo quel salto culturale che si è fatto a livello nazionale.
È difficile, non è un processo immediato né rapido, ma è necessario e in questo percorso bisogna ripensare la nostra idea di città con uno sforzo collettivo e alto; ripensare il modello di sviluppo di questa città in chiave competitiva.
La crisi economica e politica oggi ha penalizzato, ha paralizzato un po’ tutti: gli attori istituzionali come l’impresa e spingendo tutti a seguire logiche difensive.
Ecco, torniamo a governare i processi a tutti i livelli: quello istituzionale – quali poteri per Roma capitale – quello urbano, quello sociale, le periferie, i modelli di integrazione.
A questo proposito giorni fa ho letto una bella intervista sull’Unità di Giacomo Marramao che fa una riflessione sul modello di integrazione francese, il cosiddetto assimilazionismo, comparato con quello anglosassone del multiculturalismo e dei loro fallimenti nelle banlieu parigine e nelle periferie inglesi.
Facciamo, come Partito Democratico, una riflessione su questo perché è importante – direi unica – l’impostazione data da Renzi come risposta al terrorismo, in questi giorni, con il provvedimento “ogni euro investito in sicurezza deve corrispondere ad un euro investito in cultura”: è un’impostazione per il nostro Paese – lo dico con un termine forte – rivoluzionario.

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Ma va pensato e capito verso quale modello di integrazione sociale andare.
E quindi governare i processi, tornare a riflettere: il Giubileo può essere anche e deve essere anche un momento per pensare a questo tipo di problemi e affrontarli con una prospettiva ampia.
Governare i processi dicevo e qui voglio fare un appello al mio Governo: in questi giorni leggiamo anche dell’arrivo di nuovi finanziamenti per il Giubileo; il Governo e noi parlamentari abbiamo fatto un grande lavoro a cominciare da Marco Causi in Parlamento, tutti quanti, Ilena Argentin, tutti quelli che sono qui anche stamattina …
Ma io dico che occorre utilizzare al meglio questi fondi: forse un commissario, un prefetto non bastano. Ci vuole anche qui forse un luogo – la politica – dove poi provare a riprogettare, quindi troviamolo, penso che sia importante.
E voglio chiudere.
Mi fermo qui – solo qualche spunto di ragionamento – e mi dispiace, immagino che sia difficile sempre affrontare le cose di petto.
E mi sento un po’ come Telemaco, il figlio di più di Ulisse, raccontato da Recalcati  che guarda il mare aspettando che da lì tornasse qualcuno ma nel nostro tempo nessuno sembra più tornare dal mare e portare la legge.
Telemaco è il giusto erede ma deve farlo da solo e a noi tutti tocca questo compito: traghettare verso la Roma prossima.
Grazie

 

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