Cara Marta, caro Marco,
vi scrivo questa lettera aperta per proporvi un patto che eviti a queste primarie il rischio di trasformarsi in una sterile conta correntizia, restituendo, magari, una nuova assemblea regionale frammentata e rissosa quanto quella precedente; un patto capace di costruire un programma una candidatura e uno schieramento capaci di far finalmente nascere il PD nel Lazio: una candidatura non solo innovativa e alternativa rispetto al programma e allo schieramento di Gasbarra, ma anche competitiva dal punto di vista elettorale. A novembre ho chiesto io le primarie nelle quali anche voi oggi partecipate come candidati, ma ho anche visto fin dall’inizio il grave rischio che, in presenza di una proliferazioni di candidati e liste, potessero riprodurre una situazione di stallo non migliore della precedente.
Quando lo scorso 8 novembre ho pubblicato il mio programma per il PD Lazio, non c’era ancora nessuna candidatura ufficiale. Il 26 novembre, all’assemblea regionale, ho confermato quanto scritto qualche settimana prima: incompatibilità fra deputato e segretario regionale, primarie per Camera e Senato, rilancio dei circoli sani e cura dei malati, fine del manuale Cencelli in favore di merito e rinnovamento nel partito e nelle aziende partecipate, parità di genere e in genere coerenza fra principi e vita reale del PD. Non ricordo se c’eravate, ma ritrovate comunque il mio intervento sui media di quel giorno. Quella volta ho aggiunto che non avrei usato manifesti nella mia campagna. E ho anche confermato, benché non fossero ancora emerse altre candidature e programmi, il mio impegno per un dibattito aperto con altri eventuali candidati, per una gara costruttiva e possibilmente bipolare, che risparmiasse al PD Lazio la frammentazione improduttiva della precedente assemblea regionale.
Le vostre due candidature sono emerse pochi giorni prima della scadenza ufficiale del 10 dicembre: troppo tardi, credo di averlo detto ad almeno uno di voi due, per discutere alla luce del sole programmi e possibili convergenze e desistenze. Ho detto allora che se ne sarebbe riparlato fra il voto dei circoli e le primarie del 12 febbraio.
Questo momento è sempre piú vicino. I risultati parziali che si accumulano in queste ore suggeriscono, con fluttuazioni ancora molto grandi, che Gasbarra, mantenendosi saldamente al primo posto, è lontano dalla oceanica maggioranza che la grande coalizione a suo sostegno poteva far prevedere. Ci sarebbe dunque spazio per una gara dall’esito non ovvio fra il vecchio establishment raccolto attorno a Gasbarra e un nuovo gruppo dirigente per il PD Lazio: purché però gli sfidanti, unendo le forze e prendendo il meglio dei rispettivi programmi, fossero in grado di produrre un’unica candidatura, una sfida unitaria a Gasbarra per le primarie del 12 febbraio. Se e come ciò possa avvenire dobbiamo, penso, chiedercelo proprio adesso.
Poiché esistono ampie sovrapposizioni fra i nostri programmi e tutti e tre proponiamo un sostanziale rinnovamento dei metodi di governo e del gruppo dirigente del PD Lazio (il gruppone che fino a ieri l’ha tenuto in stallo e oggi si ritrova miracolosamente unito attorno a Gasbarra), la mia proposta è questa. Chi, nel voto dei circoli, raggiungerà la seconda posizione dopo Gasbarra, resterà, di noi tre, l’unico candidato segretario del PD Lazio alle primarie del 12 febbraio e proporrà agli elettori delle primarie del 12 febbraio un programma e una squadra capaci di valorizzare, mescolandoli, i nostri punti di forza sia in termini di idee che di risorse umane sul territorio. Chi resta in testa dovrà naturalmente discutere con gli altri due il programma comune, condividere gli impegni che essi hanno preso in precedenza con gli iscritti nel voto dei circoli, incorporare nelle proprie liste per l’assemblea regionale una quota dei loro candidati.
Per quel che mi riguarda, ai fini delle liste dell’assemblea regionale e della campagna elettorale, gli impegni presi con gli iscritti implicano tre condizioni:
presentare in ogni collegio un’unica lista per l’assemblea regionale — ciò vuol dire che se (per esempio!) nel totale dei circoli dopo Gasbarra arriva prima Marta (anziché Marco o io), lei sarebbe la candidata segretaria e io e Marco non potremmo appoggiarla con una lista “Bachelet per Leonori” o “Pacciotti per Leonori”; i nostri candidati sarebbero invece, in ciascun collegio, presentati in un’unica lista “per Leonori segretaria”, in proporzioni uguali a quelle da ciascuno di noi tre ottenute nel voto dei circoli di quel collegio
presentare una donna come capolista in tutti i collegi del Lazio
rinunciare all’uso dei manifesti in tutta la campagna delle primarie
Ovviamente toccherà a voi, se interessati al “patto per l’alternativa”, verificare e specificare le condizioni per la vostra convergenza, e dovremo lavorare insieme al programma comune. La lettura dei nostri programmi mi suggerisce che non si tratta di un’impresa impossibile.
Una convergenza come quella che oggi propongo contribuirebbe a trasformare le primarie in una gara all’americana fra solo due candidati e due programmi. Eliminerebbe in radice, come auspicavo lo scorso 26 novembre in assemblea, il rischio di una nuova balcanizzazione del partito laziale, di un nuovo stallo. Rappresenterebbe, che si vinca o si perda, una corposa iniezione di novità in termini di idee metodi e persone (soprattutto donne) rispetto all’assemblea regionale e al glorioso ma esausto establishment del centrosinistra laziale degli ultimi vent’anni che ci troveremmo a fronteggiare in questa gara.
Vi faccio questa proposta pubblicamente perché in quella stessa assemblea, il 26 novembre, ho dichiarato che il tempo dei caminetti e dei boatos di stampa era finito. Simili trattative vanno ormai svolte alla luce del sole e giudicate in modo trasparente da iscritti ed elettori. E’, questa, una delle novità qualificanti del mio programma e del mio modo di intendere la politica e la partecipazione democratica, alla quale non avrei potuto rinunciare.
Le sfide che ci attendono nella nostra regione e nella nostra città ci chiedono di far rinascere, o forse nascere, un PD efficace e coeso, un PD capace di pensiero lungo, coerente nei comportamenti, credibile e vincente nelle sue battaglie per la legalità, il lavoro, i diritti, l’ambiente, i trasporti, la ricerca, l’istruzione, la sanità e l’immigrazione. E’ per rendere possibile questo PD che propongo a noi stessi, a me per primo, uno sforzo di sintesi, di apertura, di generosità.
Nella speranza che vogliate prendere in considerazione questa proposta, vi saluto cordialmente; approfitto dell’occasione per esprimere a Marco tutta la mia solidarietà per l’attacco subito dai suoi computer.
Giovanni Bachelet