Il 15 dicembre 2015 avrà luogo il convegno del PD “Lazio: Verso la salute del futuro – I cambiamenti che ci aspettano” con Nicola Zingaretti in cui si analizzeranno le discuteranno le prospettive in ambito Salute della Regione Lazio.
Alla “white economy” è dedicato il rapporto “Welfare Italia 2015 – Impatto e potenziale di crescita della White Economy” pubblicato nel mese di dicembre 2015 da Censis e Unipol che ne stima il valore complessivo in circa 290 miliardi di euro equivalenti al 9,4% del valore complessivo della produzione nazionale.
Di seguito una sintesi della ricerca.
Con “white economy” si intende il cluster dei servizi, dei prodotti, delle tecnologie e delle professionalità per la cura e la tutela della salute, oltre che per l’assistenza personale
Le grandezze economiche in gioco
La White Economy presenta un valore complessivo della produzione di circa 290 miliardi di euro equivalenti al 9,4% del totale nazionale (fig.14).
Fig. 14 – Contributo della White Economy al valore complessivo della produzione nazionale (val. % sul totale Italia)
La voce principale del cluster è relativa ai servizi sanitari (il 42,2% del totale), un peso sostanzialmente analogo lo svolgono la previdenza pubblica insieme alle istituzioni sanitarie (17,9%) e la produzione e commercializzazione di prodotti farmaceutici e dispositivi medici (17,7%); seguono la previdenza complementare e le assicurazioni (10,6%) il cui valore della produzione è di poco superiore a quello delle diverse forme di personal care (servizi di assistenza e cura alla persona) (10,4%).
In ultimo, l’istruzione in campo medico e paramedico (fig. 15).
Fig. 15 – Valore della produzione dei componenti della White Economy, 2013 (milioni di euro correnti)
L’andamento della produzione è rimasto stabile negli ultimi anni: la crescita percentuale più significativa è attribuibile al comparto della previdenza complementare e dei servizi assicurativi (+5,4%).
La contrazione più significativa si rileva nel comparto degli enti di previdenza e delle istituzioni sanitarie
Nel confronto con altri settori produttivi emerge la dimensione di assoluto rilevo della White Economy che, inferiore solamente al complesso delle attività di commercio, supera di molto sia quello del settore delle costruzioni, sia quello dei trasporti (fig. 16).
Fig. 16 – Valore della produzione della “White Economy” e di altri settori economici, 2013 (milioni di euro correnti)
Anche riferendosi al valore aggiunto generato, ossia al valore dei ricavi dalla vendita di beni e servizi decurtata degli acquisti, la White Economy presenta valori molto interessanti.
Con più di 173 miliardi di euro (10,7% del totale nazionale), si attesta infatti poco al di sotto dell’intero settore manifatturiero e del complesso delle attività immobiliari del Paese.
Ancora una volta, i valori registrati sono superiori all’intero settore del commercio (fig. 17).
Il valore aggiunto maggiore si genera nell’ambito dei servizi sanitari con quasi 75 miliardi di euro, al secondo posto si collocano la previdenza pubblica e le istituzioni sanitarie che sfiorano i 40 miliardi (fig. 18).
Anche nel caso del valore aggiunto, non si rilevano variazioni significative tra il 2011 e il 2013, fatta eccezione per la crescita del 9,4% della previdenza complementare e delle assicurazioni relative al ramo salute.
Rapportare il valore aggiunto al numero di addetti impiegati consente di mettere a confronto la produttività dell’aggregato White Economy con gli altri settori economici del paese.
Anche in questo caso i valori sono superiori a quelli del commercio, delle costruzioni, dell’ospitalità e ristorazione, dell’agricoltura. La produttività è tuttavia inferiore a quella del settore manifatturiero, dei trasporti e delle attività finanziarie e assicurative nel loro complesso (fig.19).
Fig. 17 – Valore aggiunto della White Economy e di altri settori economici, 2013 (milioni di euro correnti)
Fig. 18 – Valore aggiunto dei singoli componenti della White Economy, 2013 (milioni di euro correnti)
Fig.19 – Valore aggiunto per addetto della White Economy e di altri settori economici, 2013 (migliaia di euro correnti)
Fonte: elaborazione Censis su dati Istat
L’occupazione generata nella White Economy
Ampia e assolutamente eterogenea è l’occupazione generata nei tanti ambiti della White Economy.
Le unità di lavoro dirette operanti nelle diverse branche considerate sono più di 2,8 milioni.
A queste occorre tuttavia aggiungere il dato relativo alle unità di lavoro a monte (cioè a quelle che vengono attivate in altre branche economiche per consentire l’attività della White Economy) e quelle a valle (che tuttavia si generano solo nella branca relativa alla produzione e al commercio di prodotti farmaceutici o medicali).
Nel complesso, l’insieme dell’occupazione generata direttamente o indirettamente equivale a circa 3,8 milioni di Unità di lavoro (tab. 2).
Tab. 2 – Unità di lavoro annuali dirette, a monte, a valle e totali delle componenti Della White Economy, 2013
Questo dato, rapportato al totale dell’occupazione italiana, determina un’incidenza percentuale del 16,5% (fig.20).
Si tratta di un dato di assoluto rilievo, superiore a quello rilevato a proposito del valore della produzione e del valore aggiunto.
In questo senso, investimenti ulteriori nella White Economy e la sua crescita complessiva possono sicuramente essere considerati attivatori di occupazione aggiuntiva in misura proporzionalmente superiore alla media.
Si conferma il “peso” dei servizi sanitari e colpisce il dato elevato relativo al personal care (28% delle unità di lavoro), spiegabile per l’altissima intensità di lavoro.
Molto contenuto l’apporto della previdenza pubblica e istituzioni sanitarie, soprattutto in considerazione dei valori elevati di produzione e di valore aggiunto (fig. 21).
Fig. 20 – Quota Unità di lavoro annuali totali della White Economy su Unità di lavoro annuali Italia, 2013
Fig. 21 – Composizione delle unità di lavoro annuali totali del cluster White Economy, 2013Fonte: elaborazione
L’impatto della White Economy sulle altre branche produttive
Le attività della White Economy generano effetti moltiplicativi “a monte e a valle”.
Il moltiplicatore del reddito è pari a 1,58: questo significa che 100 euro spesi nell’ambito della White Economy (per investimenti, per aumentare la produzione, per migliorare i servizi, ecc.), attivano 158 euro di reddito complessivo nel sistema economico nazionale (fig. 22).
I moltiplicatori settoriali sono più elevati nei comparti a prevalenza privata (farmaci, assicurazioni, previdenza) rispetto a quelli caratterizzati da attività pubbliche.
Fig. 22 – moltiplicatori del reddito delle attività della White Economy
Analoghi ragionamenti possono essere avanzati per verificare l’impatto dell’occupazione.
Nel caso della White Economy, si è potuto calcolare che 100 nuove unità di lavoro attivano 133 unità di lavoro in altre branche dell’economia italiana.
In questo caso spicca il valore elevato del settore pubblico della previdenza e degli organismi di regolazione del sistema sanitario centrale (valore del moltiplicatore 2,81), seguiti dal settore del farmaco e dei dispositivi medicali (2,07). Agli ultimi posti, come era lecito attendersi, l’istruzione e il personal care, attività il cui impatto si esercita su chi viene formato e assistito piuttosto che su altre branche economiche (fig. 23). I moltiplicatori così calcolati sono naturalmente misure squisitamente economiche, e prescindono dunque dall’impatto sulla salute, sulla protezione, sulla sicurezza, sul benessere in genere delle persone a cui questi beni e servizi si applicano.
Il rapporto “Welfare Italia 2015
Alla “white economy” è dedicato il rapporto “Welfare Italia 2015 – Impatto e potenziale di crescita della White Economy” pubblicato nel mese di dicembre 2015 da Censis e Unipol (qui la sintesi del rapporto previo registrazione gratuita al sito del Censis – pdf , 1.4 M, 22 pp. )
Indice del rapporto completo de “Welfare Italia 2015 – Impatto e potenziale di crescita della White Economy”
1. Gli scenari della protezione sociale tra cambiamenti strutturali e spinte adattative
1.1. I tre paradossi del welfare
1.2. Il difficile esercizio di tutelare la salute con un sistema “intrinsecamente” a rischio
1.3. La molecolarità impoverente della spesa privata
2. Prevedere per prevenire: un nodo ancora irrisolto
2.1. Il mancato decollo di una cultura previdenziale diffusa
2.2. Il modello – da rivedere – dell’assistenza fai da te
3. Il valore economico e occupazionale delle attività di White Economy
3.2. Le grandezze economiche in gioco
3.2. L’occupazione generata nella White Economy
3.2. L’impatto della White Economy sulle altre branche produttive
Rassegna stampa
- Corriere della Sera, “L’economia della salute? Vale 290 miliardi di euro”, 10 dicembre 2015
- Il Sole 24 Ore, “Cresce domanda di assistenza: lavoro per 4 milioni di italiani” , 10 dicembre 2015
- PolitiX, “Welfare: vale 290 miliardi di euro con 3,8 milioni di occupati”, 10 dicembre 2015
Il sito dedicato alla conferenza Salute
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