
Amministrare la conoscenza a Roma
Una delle principali vocazioni di Roma Città Metropolitana è produrre e diffondere conoscenza.
Per esserne convinti, basta osservare la quantità di istituzioni per la conoscenza che hanno sede a Roma e nella sua provincia: dalle università, italiane e estere, agli istituti di formazione terziaria per un tot. di 41 sedi; e poi gli enti pubblici e privati di ricerca; la fitta rete di biblioteche (Biblioteca Nazionale Centrale, biblioteche universitarie e di istituti di ricerca, le biblioteche storiche, la rete bibliotecaria cittadina).
Sappiamo oramai molto bene che le università, gli enti di ricerca, tutte le istituzioni della conoscenza hanno un ruolo decisivo per la crescita economica di un territorio.
Si tende invece a trascurare il fatto che quelle istituzioni hanno un ruolo decisivo anche per la crescita della società nel suo complesso, attraverso la costruzione della cittadinanza scientifica.
Costruire la cittadinanza scientifica significa fare in modo che la conoscenza non diventi un fattore di nuova esclusione sociale, ma un fattore attivo di inclusione sociale.
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Amministrare la “cultura” a Roma
Parliamo tanto e spesso di cultura, in questi momenti in cui la prossimità delle scelte elettorali spinge a formulare una visione per la città insieme con gli interventi che si ritengono utili e necessari.
Ma quale cultura? Cultura in che senso?
Faccio un giro rapido sui programmi dei candidati e vedo che alla parola cultura corrisponde un tema ben preciso: per cultura si intende quell’insieme di attività di fruizione che si svolge in cinema, teatri, musei, siti archeologici e che sono destinate al consumo nel tempo libero.
Non per niente, è proprio questa l’accezione socio-politica della parola cultura che nei programmi dei candidati va insieme a: turismo, imprese culturali e creative, istituzioni culturali,
decentramento.
Su questa base, la politica culturale suggerita nei programmi per la città equivale di fatto all’obiettivo di estendere il consumo artistico, inteso come la molla per accrescere o “rigenerare” il pubblico di teatri, musei o sale da concerto.
Insomma: l’idea è che lavorare per la cultura equivalga a moltiplicare l’offerta, allargando i fruitori dei prodotti dell’industria culturale: il pubblico di teatri, musei o sale da concerto.
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Chi è Raffaella Petrilli?

Raffaella Petrilli è Professore Associato di Teoria e Filosofia dei Linguaggi presso l’Università della Tuscia (Viterbo)
Raffaella è stata componente della Direzione regionale del PD Lazio e responsabile “Saperi, università e ricerca” nella segreteria del PD Roma guidata da Lionello Cosentino
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